CONTRATTI DI RICOLLOCAZIONE PER TUTTI I DISOCCUPATI

Novità per i contratti di ricollocazione: viene allargata la platea dei beneficiari a tutti i disoccupati (non più solo i lavoratori licenziati illegittimamente). Il voucher sarà dato al lavoratore a condizione che si ponga a disposizione e cooperi con l'Agenzia per il lavoro (pubblica o privata accreditata), che sarà pagata solo a risultato ottenuto (cioè a
ricollocazione avvenuta). Sono queste le modifiche concordate dal Governo e dalla Conferenza Stato Regioni, che ieri ha espresso il parere sullo schema di Dlgs di riordino degli ammortizzatori, istitutivo della Naspi (la nuova assicurazione sociale per l'impiego), che passa all'esame della Ragioneria, per andare alle commissioni Lavoro di Camera
e Senato per il parere (non vincolante per il governo). ll premier Renzi punta a varare i primi due decreti legislativi attuativi del Jobs act nel consiglio dei ministri del 20 febbraio, dal quale dovrebbero essere trasmessi alle commissioni parlamentari competenti anche i restanti schemi di Dlgs, a partire da quello sul riordino dei contratti. Soddisfatto per l'intesa il presidente della Conferenza delle Regioni, Sergio Chiamparino, che sottolinea: «resta il problema che accomuna Governo e Regioni di migliorare la dotazione
finanziaria del provvedimento». Non sarà più istituito presso l'Inps, ma presso il ministero del Lavoro, il Fondo per i contratti di ricollocazione, che ha una dote complessiva di 50 milioni per quest'anno e di 20 milioni per il 2016. «Tale strumento potrà essere utilizzato per tutti i lavoratori che si trovano in stato di disoccupazione aggiunge il coordinatore degli assessori regionali Gianfranco Simoncini -, inoltre è stato confermato il ruolo della Regione per la gestione delle politiche attive». A differenza dell'esperienza pilota condotta dalla Regione Lazio, dove l'80% viene versato alle Agenzie a risultato e il 20% a processo avviato, la nuova versione dell'articolo 17 prevede il pagamento del 100% a risultato,
ma ciò fanno notare gli esperti potrebbe creare qualche problema soprattutto nella fase iniziale, visto che una parte dei disoccupati coinvolti potrebbe successivamente decidere di non proseguire. «L'accordo scioglie alcuni nodi ma ne lascia altri irrisolti commenta il professor Pietro Ichino(Pd) nei giorni prossimi c'è ancora del lavoro da fare perchè la riforma nasca ben impostata». Intanto, dopo il parere di mercoledì scorso della commissione Lavoro del Senato al Dlgs sul contratto a tutele crescenti, la prossima settimana è previsto il parere della commissione Lavoro della Camera che ieri giorno di scadenza ha rinviato la seduta, essendo i deputati impegnati in Aula per la legge costituzionale. La scelta dei senatori dem di approvare un emendamento per chiedere di escludere i licenziamenti collettivi dalle nuove regole sui licenziamenti è criticata dal presidente della commissione, Maurizio Sacconi (Ap), che accusa: «Il Pd conservatore vuole fare passi indietro nella già timida riforma proponendo di cancellare l'applicazione delle nuove regole ai licenziamenti collettivi che sono una naturale proiezione di quelli individuali». Il presidente della commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano (Pd), conferma che «il nostro obiettivo è quello di consolidare questa scelta anche per farla acquisire dal Governo». La scelta è condivisa dalla leader della Cisl, Annamaria Furlan, che si augura che l'Esecutivo «la ascolti». Ma il Pd è diviso, il responsabile economico Filippo Taddei è contrario a modificare la disciplina sui licenziamenti collettivi e a palazzo Chigi sembra prevalere la volontà di non cambiare l'attuale impostazione.