
In un recente meeting nella Silicon Valley con i rappresentanti dei maggiori Governi, Organizzazioni ed imprese a livello mondiale, sono state discusse le prospettive a breve e medio termine e i movimenti del mercato del lavoro globale. Sembra che ci si trovi in un cambiamento epocale di dimensioni e qualità con pochi paragoni nella storia (alcuni trovano riferimenti nella preistorica scoperta del fuoco e nell’invenzione della ruota): si è stimata la scomparsa entro i prossimi 5 anni di più di un miliardo di posizioni lavorative.
L’osservazione passata delle conseguenze nel mondo del Lavoro quando si verificano questi fenomeni ci dice però che per ogni posizione lavorativa che scompare ci sono almeno 5 opportunità che possono materializzarsi.
Quindi tutto bene, “se non farò più il mio lavoro, ne farò certamente un altro”. In realtà non è così semplice. Quelli che perdiamo sono posti di lavoro, oggi esistenti. Quello che ci si prospetta sono nuove opportunità, e tali opportunità non è detto che si sviluppino nello stesso luogo, settore e professione. E’ come se fossimo in un grandissimo anfiteatro e noi italiani, torinesi, milanesi, romani ect.. fossimo seduti da tempo in posti relativamente buoni; improvvisamente poi, o così almeno sembra a noi, questi posti svaniscono. Dobbiamo alzarci in piedi e le nostre gambe, poco avvezze a muoversi, fanno fatica. Dobbiamo cercare e spesso costruirci delle nuove sedie. Dobbiamo fare qualcosa che non siamo abituati a fare, cioè essere disposti a cambiare le nostre abitudini. Speriamo che qualcuno venga a prenderci e ci trasporti nei nuovi posti. Anzi, quello che sogniamo è che qualcuno ci riporti nello stesso posto oppure uno identico a quello di prima. Ma questo non esiste, ci sentiamo perduti e speriamo nei miracoli. In aggiunta a ciò, che già ci sembra tragico, si è pure spostato il palcoscenico (oltre a USA, CEE e Giappone ci sono Cina, India, etc..) e noi non sempre siamo nelle file giuste. Dobbiamo quindi muoverci, o prepararci a farlo. I miracoli quasi mai succedono, ma si possono costruire con un lavoro intenso e mirato.
Da circa 4 anni, dall’uscita definitiva dal mondo Adecco, ho investito come Career Counseling per conoscere il più possibile di questo enorme anfiteatro che è il mercato del lavoro mondiale, per aiutare i nostri clienti, - le persone - a muoversi o prepararsi a farlo, a cogliere e non subire, anche se si è obbligati, le opportunità e a renderle più vicine e più interessanti. Quest’azione è stata utile, istruttiva, ci ha permesso di entrare nei Paesi che contano e in vari universi aziendali, ma non è stato ancora sufficiente.
Oggi abbiamo quindi completato questo per-corso di aiuto e di progettazione dei “miracoli”, comprendendo ed attrezzandoci di conseguenza a sostenere il cliente/persona nel riallineamento delle proprie abitudini. Queste non riguardano noi soltanto, le nostre competenze, conoscenze e la nostra disponibilità, ma riguardano le nostre famiglie, tutta la nostra socialità. Già ricollocarsi e gestire la propria carriera è complesso, ancor più difficile è farlo senza un sostegno. Se aggiungiamo le tematiche che influenzano le nostre relazioni più care diventa impossibile.
Career Counseling, nei propri servizi individualizzati di Outplacement e di Consulenza di Carriera, ha inserito il sostegno a questa parte del cambiamento, che a torto nel passato è stata considerata marginale e fuori dai nostri compiti. Così l’aiuto può essere efficace ed il risultato garantito. Diventare noi esperti, anche esperti della Relazione d’Aiuto, trasmettere ed agire le basi di questa tecnica ai nostri clienti ci permette di vedere il cambiamento del mondo e costruire il nostro con più efficacia, più risultato e meno ansia.
Mario Piccoli